giovedì 2 marzo 2017

I LUNEDI' DELL'ESPLORATORE



Terzo appuntamento
.....
molto speciale 


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FELICE DE VECCHI E IL DIARIO DI CAROVANA


Talvolta storie affascinanti, tesori e scoperte, si nascondono dentro i luoghi della quotidianità. Talvolta, anche spazi che crediamo scontati, regalano il gusto della scoperta. Basta saper guardare. Quella di Felice De Vecchi è una di queste rivelazioni riesumate proprio dove meno ci si aspetterebbe: a Rho, nella periferia di Milano. La storia della scoperta di questo personaggio ha i caratteri di un romanzo, un racconto che istituisce un legame tra passato e presente, ricordo e povertà di memoria, che mette in dialogo presente e passato.
Felice De Vecchi morì il 29 aprile del 1862. Da allora, giorno dopo giorno, pezzo dopo pezzo, della sua vita si sono progressivamente dimenticate le tracce. Il suo ricordo si è frammentato, disperso, in parte irrimediabilmente cancellato, mentre ai suoi effetti personali è toccata la sorte di passare di mano in mano, disperdendo la memoria dell'uomo a cui erano legati. Una parte di questi è rimasta per anni accumulata disordinatamente tra le stanze di casa Vidiserti, a Rho, ed è proprio da qui che ha avuto inizio la storia del rinvenimento della figura di Felice De Vecchi e il lavoro di ricostruzione della sua vicenda.

Lettere, scritti, dipinti, disegni, attestati, documenti, effetti personali, oggetti (recentemente sottoposti a studi, trascrizioni e catalogazione), sono sopravvissuti fino ad oggi facendosi portatori di memoria: essi hanno permesso di ridare colore al fantasma sbiadito di un uomo, un personaggio la cui esistenza trascende i confini dell'individualità per farsi testimonianza, patrimonio condiviso: invitato a parlarci della propria vicenda personale, egli può offrire un punto di vista ancora inedito dal quale osservare il quadro della nostra stessa storia collettiva.
Tra amuleti egizi, disegni sfumati, paesaggi melanconici, vi è un manoscritto, il Giornale di Carovana: racconto del viaggio che Felice intraprese nel Vicino Oriente insieme all'esploratore Gaetano Osculati: dalla Turchia alla Persia, dall'India all'Egitto. Un'esperienza che ha visto i suoi protagonisti, a bordo di piroscafi a vapore o al seguito di grandi carovane, incontrare e condividere momenti con altri uomini, incrociare la propria alle altrui storie, mescolarsi, domandare, confrontarsi con genti differenti e perdersi lungo le vie di città lontane. Un viaggio, un racconto, colmo di sentimenti, presentato oggi, per la prima volta, anche nei suoi capitoli tuttora inediti.
                                                                                                                                (Alice Bitto)
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L'avventura di Felice De Vecchi e Gaetano Osculati ha inizio una mattina, sull'alba, della primavera 1841, quando una carrozza diretta in Austria porta i due viaggiatori a lasciarsi alle spalle i confini patri.
Linz è la loro prima tappa: da qui la lunga risalita del Danubio a bordo di piroscafi a vapore, li deve condurre a varcare i confini d'Europa. I paesaggi lungo le rive mutano rapidamente fisionomia, tra la folla chiassosa e cosmopolita si intravedono già volti dalle strane fattezze e dalle particolari fogge. Il viaggio si presenta a Felice, che al momento della partenza ha 25 anni, come un'esperienza formativa, utile ad acquisire nuove cognizioni. Sensibile, ironico, curioso, vigile osservatore, è pronto a riportare sul suo diario tutto ciò che avrebbe stimolato la sua attenzione: dai monumenti alle testimonianze archeologiche, dai costumi alle abitudini culinarie delle genti incontrate. Carico di attese e aspettative, la navigazione danubiana e la traversata del Mar Nero rappresentano per lui un'anticamera alla realizzazione del suo sogno, e l'attesa si colma di entusiasmo man mano che trascorrono i giorni: «Si direbbe che la sosta notturna e il sonno che ti ha chiuso gli occhi, t'ha portato sull'ali di sognate fantasie in una regione incantevole, in cui tutto è nuovo: usi, architettura, abitanti, fin l'aria che respiri»



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