Forse senza neppur immaginarlo, Biassono ha festeggiato quest'anno il suo santo patrono inserendosi in un calendario di prestigiose iniziative organizzate in tutt'Europa. Nel 2016 ricorrono infatti i 1700 anni dalla nascita di Martino di Savaria (Pannonia, antica Ungheria), ragion per cui l'Unesco ha invitato le nazioni più legate al santo a proporre nuovi progetti di valorizzazione della sua figura. L'Associazione culturale Gaetano Osculati, dedicando il proprio banchetto al santo durante la fiera patronale di domenica scorsa, si è nel suo piccolo allineata a queste indicazioni: oltre ad aver presentato una breve biografia del santo (qui sotto riprodotta), ha elaborato giochi a tema per bimbi (Colora il Santo, puzzle di S. Martino...), piccole dispense per il pubblico, mettendo anche a disposizione alcune striscette stampate con curiosità sulla sua vita. Ma se allargassimo lo sguardo oltre i confini biassonesi, ritroveremmo molti progetti affascinanti dedicati alla sua figura: la Valle della Loira ha avviato un proprio percorso di pellegrinaggio, integrandolo col circuito più ampio voluto dall'Unione Europea, mentre l'Ungheria ha allestito forse la mostra più approfondita legata a Martino. Persino la città di Utrecht, in Olanda, non ha mancato di omaggiare questa straordinaria figura. E allora godiamo un lungo viaggio insieme che, dalla piccola Biassono, ci porta verso alcuni dei più affascinanti tesori europei.
S. MARTINO DI TOURS
Martino
nacque nel 316 a Sabaria Sicca (odierna Szombathely, in Ungheria) in un
avamposto dell'impero romano alle frontiere con la Pannonia. Il
padre, tribuno militare della legione, gli diede il nome di Martino
in onore di Marte, il dio della guerra. Ancora bambino si trasferì
coi genitori a Pavia, dove suo padre aveva ricevuto un podere in
quanto ormai veterano, e in quella città trascorse l'infanzia. A
dieci anni fuggì di casa per due giorni che trascorse in una chiesa
(probabilmente a Pavia). Nel 331 un editto imperiale obbligò tutti i
figli di veterani ad arruolarsi nell'esercito romano. Fu reclutato
nelle Scholae imperiali, corpo scelto di 5 000 unità perfettamente
equipaggiate: disponeva quindi di un cavallo e di uno schiavo. Fu
inviato in Gallia, presso la città di Amiens, nei pressi del
confine, e lì passò la maggior parte della sua vita da soldato.
Faceva parte, all'interno della guardia imperiale, di truppe non
combattenti che garantivano l'ordine pubblico, la protezione della
posta imperiale, il trasferimento dei prigionieri o la sicurezza di
personaggi importanti.
LA
TRADIZIONE DEL TAGLIO DEL MANTELLO
In
quanto circitor, eseguiva la ronda di notte e l'ispezione dei posti
di guardia, nonché la sorveglianza notturna delle guarnigioni.
Durante una di queste ronde avvenne l'episodio che gli cambiò la
vita (e che ancora oggi è quello più ricordato e più usato
dall'iconografia). Nel rigido inverno del 335 Martino incontrò un
mendicante seminudo. Vedendolo sofferente, tagliò in due il suo
mantello militare (la clamide bianca della guardia imperiale) e lo
condivise con il mendicante. La notte seguente vide in sogno Gesù
rivestito della metà del suo mantello militare. Udì Gesù dire ai
suoi angeli: «Ecco qui Martino, il soldato romano che non è
battezzato, egli mi ha vestito». Quando Martino si risvegliò il suo
mantello era integro. Il mantello miracoloso venne conservato come
reliquia ed entrò a far parte della collezione di reliquie dei re
Merovingi dei Franchi. Lì Iniziò la seconda parte della sua vita.
LA
CONVERSIONE AL CRISTIANESIMO
Il
sogno ebbe un tale impatto su Martino, che egli, già catecumeno,
venne battezzato la Pasqua seguente e divenne cristiano. Martino
rimase ufficiale dell'esercito per una ventina d'anni raggiungendo il
grado di ufficiale nelle alae scolares (un corpo scelto). Giunto
all'età di circa quarant'anni, decise di lasciare l'esercito. Lì
iniziò la seconda parte della sua vita.
Martino
si impegnò nella lotta contro l'eresia ariana, condannata al I
concilio di Nicea (325), e venne per questo anche frustato (nella
nativa Pannonia) e cacciato, prima dalla Francia, poi da Milano, dove
erano stati eletti vescovi ariani. Nel 357 si recò quindi nell'Isola
Gallinara ad Albenga in provincia di Savona, dove condusse quattro
anni di vita eremitica. Tornato quindi a Poitiers, al rientro del
vescovo cattolico, divenne monaco e venne presto seguito da nuovi
compagni, fondando uno dei primi monasteri d'occidente, a Ligugé,
sotto la protezione del vescovo Ilario.
VESCOVO
DI TOURS
Nel
371 i cittadini di Tours lo vollero loro vescovo, anche se alcuni
chierici avanzarono resistenze per il suo aspetto trasandato e le
origini plebee. Come vescovo, Martino continuò ad abitare nella sua
semplice casa di monaco e proseguì la sua missione di propagatore
della fede, creando nel territorio nuove piccole comunità di monaci.
Inoltre predicò, battezzò villaggi, abbatté templi, alberi sacri
e idoli pagani, dimostrando comunque compassione e misericordia verso
chiunque. La sua fama ebbe ampia diffusione nella comunità cristiana
dove, oltre ad avere fama di taumaturgo, veniva visto come un uomo
dotato di carità, giustizia e sobrietà. Uomo di preghiera e di
azione, Martino percorreva personalmente i distretti abitati dai
servi agricoltori, dedicando particolare attenzione
all'evangelizzazione delle campagne. Nel 375 fondò a Tours un
monastero, a poca distanza dalle mura, che divenne, per qualche
tempo, la sua residenza. Il monastero, chiamato in latino Maius
monasterium (monastero grande), divenne in seguito noto come
Marmoutier.
Martino
morì l'8 novembre 397 a Candes-Saint-Martin, dove si era recato per
mettere pace tra il clero locale.
IL
CULTO
San
Martino di Tours viene ricordato l'11 novembre, sebbene questa non
sia la data della sua morte, ma quella della sua sepoltura. Questa
data è diventata una festa straordinaria in tutto l'Occidente,
grazie alla sua popolare fama di santità e al numero notevole di
cristiani che portavano il nome di Martino.
La
basilica a lui dedicata in Tours, l'edificio religioso francese più
grande di quei tempi, fu tradizionale meta di pellegrinaggi
medievali. Nel 1562, in seguito alle lotte di religione che
insanguinarono la Francia, fu messa al sacco dai protestanti e le sue
spoglie date alle fiamme, tanto era il suo richiamo simbolico.
Durante il periodo della rivoluzione francese la basilica fu demolita
quasi completamente; rimasero due torri, ancora oggi visibili. Nel
1884 fu progettata una nuova basilica che fu consacrata nel 1925.
Molte
chiese in Europa sono dedicate a san Martino. Tra queste Lucca e
Belluno hanno dedicato a San Martino la propria Cattedrale.
LO SAPEVI CHE... O FORSE NON TUTTI SANNO CHE...
L'undici
novembre i bambini delle Fiandre e delle aree cattoliche della
Germania e dell'Austria, nonché dell'Alto Adige, partecipano a una
processione di lanterne, ricordando la fiaccolata in barca che
accompagnò il corpo del santo a Tours.
Il
cibo tradizionale di questo giorno è l'oca. Secondo la leggenda,
Martino era riluttante a diventare vescovo, motivo per cui si nascose
in una stalla piena di oche; il rumore fatto da queste rivelò però
il suo nascondiglio alla gente che lo stava cercando.
Nel
comune abruzzese di Scanno , in onore del santo si accendono grandi
fuochi detti “glorie di San Martino” e le contrade si sfidano a
chi fa il fuoco più alto e durevole.
In
molte regioni d'Italia, l'undici novembre è associato alla
maturazione del vino nuovo (da qui il proverbio “A San Martino ogni
mosto diventa vino”) ed è occasione di ritrovo e festeggiamenti
dove si brinda stappando il vino appena maturato accompagnato da
castagne e caldarroste.
Nel
nord Italia, specialmente nelle zone agricole, fino a non molti anni
fa tutti i contratti (di lavoro, ma anche di affitto,mezzadria )
avevano inizio e fine l'11 novembre, data scelta in quanto i lavori
nei campi erano già terminati senza però che fosse ancora arrivato
l'inverno. Per questo, scaduti i contratti, che aveva una casa in uso
la doveva lasciare proprio l'11 novembre e non era inusuale, in quei
giorni, imbattersi in carri strapieni di masserizia che si spostavano
sa un podere all'altro, facendo “San Martino”, nome popolare,
proprio per questo motivo, del trasloco. Ancora oggi in molti
dialetti e modi di dire del nord “fare San Martino” mantiene il
significato di trasloco.
Carlo
Verri, a cui è dedicato il nostro museo civico e fratello del più
celebre “filosofo” Pietro, fu un grande amante e studioso
dell'arte, lui stesso si cimentò in qualità di pittore. Nel 1778,
come ci rivela una lettera di Pietro all'altro fratello Alessandro,
dipinse un quadro dedicato a S. Martino, destinato alla chiesa
parrocchiale di Biassono, ma che poi su volontà e desiderio del
nipote Gabriele, fu trasferito ad Ornago nel santuario della Beata
Vergine del Lazzaretto, dove è esposto tutt'oggi.
Tra
il 1312 e il 1318 il pittore Simone Martini affrescò la cappella a
lui dedicata nella Basilica inferiore ad Assisi con dieci episodi
della vita del santo.
In
Italia san Martino è considerato patrono dell'arma di fanteria
dell'esercito e di ben 143 comuni e frazioni italiani, di cui ben 43
nella sola Lombardia.
Quasi
500 paesi (Saint-Martin, Martigny…) e quasi 4000 parrocchie in
territorio francese portano il suo nome.
I
re merovingi e poi carolingi custodivano nel loro oratorio privato il
mantello di san Martino, chiamato cappella. Tale reliquia
accompagnava i combattenti in guerra e in tempo di pace, sulla
«cappa» di san Martino, si prestavano i giuramenti più solenni. Il
termine cappella, usato dapprima per designare l’oratorio reale,
sarà poi applicato a tutti gli oratori del mondo.
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