Terzo appuntamento
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molto speciale
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molto speciale
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FELICE DE VECCHI E IL DIARIO DI CAROVANA
Talvolta
storie affascinanti, tesori e scoperte, si nascondono dentro i luoghi
della quotidianità. Talvolta, anche spazi che crediamo scontati,
regalano il gusto della scoperta. Basta saper guardare. Quella di
Felice De Vecchi è una di queste rivelazioni riesumate proprio dove
meno ci si aspetterebbe: a Rho, nella periferia di Milano. La storia
della scoperta di questo personaggio ha i caratteri di un romanzo, un
racconto che istituisce un legame tra passato e presente, ricordo e
povertà di memoria, che mette in dialogo presente e passato.
Felice
De Vecchi morì il 29 aprile del 1862. Da allora, giorno dopo giorno,
pezzo dopo pezzo, della sua vita si sono progressivamente dimenticate
le tracce. Il suo ricordo si è frammentato, disperso, in parte
irrimediabilmente cancellato, mentre ai suoi effetti personali è
toccata la sorte di passare di mano in mano, disperdendo la memoria
dell'uomo a cui erano legati. Una parte di questi è rimasta per anni
accumulata disordinatamente tra le stanze di casa Vidiserti, a Rho,
ed è proprio da qui che ha avuto inizio la storia del rinvenimento
della figura di Felice De Vecchi e il lavoro di ricostruzione della
sua vicenda.
Lettere,
scritti, dipinti, disegni, attestati, documenti, effetti personali,
oggetti (recentemente sottoposti a studi, trascrizioni e
catalogazione), sono sopravvissuti fino ad oggi facendosi portatori
di memoria: essi hanno permesso di ridare colore al fantasma sbiadito
di un uomo, un personaggio la cui esistenza trascende i confini
dell'individualità per farsi testimonianza, patrimonio condiviso:
invitato a parlarci della propria vicenda personale, egli può
offrire un punto di vista ancora inedito dal quale osservare il
quadro della nostra stessa storia collettiva.
Tra
amuleti egizi, disegni sfumati, paesaggi melanconici, vi è un
manoscritto, il Giornale di Carovana: racconto del
viaggio che Felice intraprese nel Vicino Oriente insieme
all'esploratore Gaetano Osculati: dalla Turchia alla Persia,
dall'India all'Egitto. Un'esperienza che ha visto i suoi
protagonisti, a bordo di piroscafi a vapore o al seguito di grandi
carovane, incontrare e condividere momenti con altri uomini,
incrociare la propria alle altrui storie, mescolarsi, domandare,
confrontarsi con genti differenti e perdersi lungo le vie di città
lontane. Un viaggio, un racconto, colmo di sentimenti, presentato
oggi, per la prima volta, anche nei suoi capitoli tuttora inediti.
(Alice Bitto)
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L'avventura
di Felice De Vecchi e Gaetano Osculati ha inizio una mattina,
sull'alba, della primavera 1841, quando una carrozza diretta in
Austria porta i due viaggiatori a lasciarsi alle spalle i confini
patri.
Linz
è la loro prima tappa: da qui la lunga risalita del Danubio a bordo
di piroscafi a vapore, li deve condurre a varcare i confini d'Europa.
I paesaggi lungo le rive mutano rapidamente fisionomia, tra la folla
chiassosa e cosmopolita si intravedono già volti dalle strane
fattezze e dalle particolari fogge. Il viaggio si presenta a Felice,
che al momento della partenza ha 25 anni, come un'esperienza
formativa, utile ad acquisire nuove cognizioni. Sensibile, ironico,
curioso, vigile osservatore, è pronto a riportare sul suo diario
tutto ciò che avrebbe stimolato la sua attenzione: dai monumenti
alle testimonianze archeologiche, dai costumi alle abitudini
culinarie delle genti incontrate. Carico di attese e aspettative, la
navigazione danubiana e la traversata del Mar Nero rappresentano per
lui un'anticamera alla realizzazione del suo sogno, e l'attesa si
colma di entusiasmo man mano che trascorrono i giorni: «Si direbbe
che la sosta notturna e il sonno che ti ha chiuso gli occhi, t'ha
portato sull'ali di sognate fantasie in una regione incantevole, in
cui tutto è nuovo: usi, architettura, abitanti, fin l'aria che
respiri»
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Ti aspettiamo
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