IL RISO ANCORA PROTAGONISTA...
Le origini del riso non sono certe, si ritiene che le varietà più antiche siano comparse oltre quindicimila anni fa lungo le pendici dell’Himalaya. Pare che durante l’Impero Persiano il riso si propagò verso l’Asia occidentale e poi si estese in altre direzioni. Quel che pare certo è che dalle specie primordiali di questa graminacea se ne siano differenziate una ventina. Solo due di queste hanno tutt’oggi una certa rilevanza a scopo alimentare: Oryza sativa, di origine asiatica, e Oryza glaberrima, di origine africana. Le più antiche ciotole in argilla contenenti riso, Oryza sativa, rinvenute in Indocina, risalgono a oltre 5000 anni a.C. e il termine tamil Arisi, da cui pare derivi il nome latino, compare poco più tardi in India, ma i preziosi chicchi giungono in Occidente solo in epoca cristiana, nella Roma imperiale. A coltivare per primi il riso, secondo gli storici, furono gli Arabi in Sicilia, e poi gli Aragonesi: sta di fatto che a metà del XIV secolo il riso si diffonde in Italia grazie ai dominatori spagnoli.
La prima notizia certa sulla
coltura del riso riconduce a quella che ancora oggi è la patria
risicola d’Italia, la Lomellina. È, infatti, nel feudo di Robbio
Lomellina che Ludovico il Moro, Duca di Milano, avvia una
coltivazione con la semente ricevuta dal cugino Gonzaga. Di lì a
pochi anni il Ducato di Milano si specchierà in migliaia di ettari
d’acqua in cui germoglieranno piantine di riso. Anche Gian Galeazzo
Sforza, secondo gli storici, contribuì alla diffusione della
pianticella, mandando qualche sacco ai Duchi di Ferrara che
disponevano di acquitrini. Oggi siamo i maggiori produttori d’Europa.
Il riso è diventato anche
motivo di culto. Dalla Thailandia a Giava, dalla Corea al Giappone,
senza dimenticare la Cina, l’oriente è ricco di miti, storie e
racconti, ricchi di fascino che rivelano il rispetto e la gratitudine
verso questa pianta. Vi sono credenze che ritengono il riso una
pianta che possiede
un’anima, per cui si organizzano feste e riti propiziatori per
rendere benevolo il destino e ottenere raccolti abbondanti.
Il riso ha inciso anche sulle
abitudini di vita di molte generazioni, dando vita a figure popolari,
come quelle delle mondine, che nel corso dei mesi di coltivazione,
dalla primavera ai mesi invernali, si recavano nelle zone di raccolta
affrontando grandi difficoltà e sacrifici. Ovviamente ci riferiamo
al periodo in cui il riso era coltivato manualmente ed il lavoro
delle mondine consisteva nello strappare erbacce.
Una leggenda cinese racconta
che in un tempo molto lontano una grave carestia colpì il paese e
che il genio Buono, vedendo le sofferenze dei contadini, sacrificò
tutti i suoi denti, disperdendoli in una palude. L’acqua trasformò
i denti in semi da cui germogliarono poi migliaia di piantine di
riso. Da allora, dove c’è riso c’è abbondanza e il lancio dello
stesso sugli sposi simboleggia amore e fertilità. Anche in Italia,
per augurare agli sposi fertilità e prosperità, subito dopo la
cerimonia si lancia il riso. Probabilmente questa tradizione deriva
da un vecchio rito greco secondo il quale, per propiziare la
fertilità si facevano piovere sulla coppia dolci di riso. Questa
usanza è diffusa anche in Indonesia, dove subito dopo il matrimonio
si lancia il riso con l’intento però di trattenere l’anima dello
sposo che altrimenti, fuggirebbe via.
CONTINUA...
Buon appetito!
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